Centro agricolo nella media valle del Calore salernitano, è un borgo antico caratterizzato da stradine strette che confluiscono in un’ampia piazza.
Qui si affacciano il Palazzo Carafa e la parrocchiale di San Giovanni Battista, due tra gli esempi più significativi dell’architettura civile di Castel San Lorenzo.
Il paese è noto in Italia e all’estero per la qualità dei suoi prodotti agricoli e un altro ruolo fondamentale nell’economia ha la “Cantina sociale” che esporta olio e vino nel mondo. Il vino è il protagonista di un evento tematico nel mese di agosto che diventa di anno in anno sempre più prestigioso.
L'Ughelli ricorda che nel 1144 già esisteva il monastero di S. Lorenzo de Strictu, possessore di vasti terreni con tre nuclei abitati, e cioè S. Clerico (poi S. Chirico), Monte di Palma e S. Lorenzo de Strictu, sorti appunto intorno al cenobio. Il Di Stefano fa risalire la fondazione del cenobio a Guaimario di Capaccio, il quale lo avrebbe fatto costruire «prima di farsi religioso Benedettino in quello della Trinità della Cava nel 1137». Questa è però solo la data della sua morte, come confermano le sue disposizioni testamentarie. Testimoni idonei affermarono con giuramento, innanzi al giudice Pietro, che il monaco Guaimario, prima di morire, aveva manifestato la volontà di donare al monastero cavense parte dei suoi beni. Presenti e consenzienti all'atto il figlio del donante e la vedova Sibilla, la quale aggiunse pro anima in dono al monastero cavense parte dei beni che le spettavano.
Altre notizie sull’abitato di Castel S. Lorenzo si rilevano da altre pergamene cavensi dal 1166 al 1196, oltre la bolla di Celestino III del 1191 che era incisa su un marmo apposto sul muro laterale dell’abside della chiesa abbaziale, finché non fu distrutto nel corso dei lavori di ampliamento della chiesa. La bolla è indirizzata al priore Pietro e ai monaci del cenobio di S. Lorenzo de Stricta, che segue e seguirà la regola di Benedetto.
Ai tempi di Federico II, tra coloro che erano tenuti alla manutenzione del castello di Capaccio vi erano anche le famiglie dipendenti dall'abbazia di S. Lorenzo.
Altre notizie sono contenute nei documenti angioini dai quali si rileva che re Carlo riconobbe all'abate di S. Lorenzo de Stricta i vassalli soggetti e il casale di S. Lorenzo de Stricta, la cui potestà civile era stata avocata da Federico II, forse perché l’abate seguiva la fazione del Papa, e poi restituita da re Carlo.
Da una notizia del Duca della Guardia (fam. Pipino) il Di Stefano rileva che nel 1299 re Carlo II donò a Giovanni Pipino metà di Castel S. Lorenzo per cui la parte del villaggio sita intorno al monastero era soggetta a quest'ultimo e l'altra metà al signore locale. Di ciò è conferma nella stessa divisione della proprietà di cui quella a oriente, fino ai confini con le terre di Felitto, apparteneva al feudatario principe Carafa.
Il Di Stefano dice ancora di tre torri colà erette dai «Pestani», di cui una «è al presente il coro della parrocchiale di S. Giovanni», la seconda era racchiusa «dentro il palazzo Baronale» e l'ultima «si vede da sotto la piazza nel principio della via urbana detta del Fosso», di cui è cenno nell'anzidetta vendita del 1166.
I documenti angioini informano pure che re Carlo donò a Enrico della Porta Castel S. Lorenzo «et casale Luluiti» (Laurito?), feudo che Enrico restituì al Fisco con il casale “Lubrici” (altro toponimo di Laurito?) scambiandoli con il feudo di Sanseverino, probabilmente Camerota (odierno di Centola). Castel S. Lorenzo fu poi offerto a Ugo de Lica che lo permutò (a. 1270) per 20 once con le parti del castello di Casalverio, in possesso della curia, che erano state del ribelle Giovanni Pagano e di suo figlio.
L'abate di S. Lorenzo, che aveva avuto restituita la giurisdizione civile del villaggio, continuò a goderne fino al 1497 quando ne venne privata da re Federico per aver prestato il ligio omaggio a Carlo VIII.
L'intero territorio venne così venduto al principe di Stigliano, Antonio Carafa. Il titolo di principe sul casale venne concesso a Gerolamo Carafa il 14 settembre 1554. Questi possedeva anche il feudo di Felitto, quello di Castelnuovo e i diritti criminali su Monteforte. Egli sposò Arrighetta Sanserrerino, da cui Giannantonio, duca di Laurino, che da Vittoria Gaetana ebbe Geronimo, duca di Laurino nel 1610, che sposò Vittoria Pignatelli. Da Geronimo i feudi passarono al nipote Alvaro e da questo a Luigi (11 luglio 1785). Alla morte di costui il titolo passò poi per successione al figlio Pietro (n. 1789), il quale, come patrizio napoletano, venne ascritto col titolo di principe nel Libro d'oro della Nobiltà di Napoli. In mancanza di eredi diretti, il titolo passò poi al fratello Domenico Antonio (n. l'11 marzo 1800 m. 11 luglio 1837), padre di Luigi (n. 12 agosto 1824), alla cui morte (16 gennaio 1890) successe l'unico figlio Francesco Paolo (n. 12 febbraio 1900).
LATITUDINE: 40.41658899999999
LONGITUDINE: 15.231675099999961
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